Siamo fatti per lasciare il segno
- Simone Marchetti
- 25 set 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Di recente ho concluso un’operazione importante. Non parlo di finanza o investimenti. Parlo di casa. Di un luogo che, da fine anno, diventerà uno dei miei punti fissi, uno di quei posti che inizi a chiamare “casa” con naturalezza, senza bisogno di pensarci troppo.
Appena varcata la soglia, non mi sono preoccupato della caldaia, dell’impianto elettrico o di come organizzare la dispensa. La mia testa è partita da tutt’altra parte: l’estetica. L’atmosfera. Il sentirmi io dentro quelle mura.
Quando entri in una casa che ha già avuto una vita prima della tua, senti subito le tracce degli altri. È qualcosa che non puoi ignorare: la disposizione degli oggetti, le scelte cromatiche, i piccoli gesti quotidiani rimasti impressi nei dettagli. E subito nasce un impulso potente: farla tua. Ridisegnarla, riscriverla, plasmarla secondo la tua storia, la tua visione, i tuoi bisogni.
Per me, appendere un quadro o cambiare una lampada viene prima di comprare le padelle o il detersivo. È quasi una forma di dichiarazione: “Questo spazio mi somiglia ora”. È l’inizio di un dialogo silenzioso con l’ambiente, una danza tra ciò che è e ciò che potrebbe diventare.
E riflettendoci, questo gesto così quotidiano racconta qualcosa di molto più grande. L’essere umano ha sempre fatto così: entra in un contesto nuovo e lo trasforma. Lo reinventa. Lo adatta a sé. A volte in modo creativo, altre volte in modo violento. Ma il principio è sempre quello: modellare la realtà fino a riconoscersi dentro di essa.
Non si tratta solo di case. È un atteggiamento che si riflette in ogni ambito della vita. È il desiderio profondo di costruire un mondo che ci rispecchi. Un mondo che parta dalla nostra identità e la amplifichi.
E allora mi chiedo — e vi chiedo: state costruendo davvero la vita che desiderate? O vi limitate a immaginarla, lasciandola galleggiare nei pensieri come un’idea bella ma distante?
Perché sì, ci vuole fame. Una fame viva, quasi fisica. La stessa che ci ha fatto salpare verso mondi sconosciuti, che ha acceso invenzioni, rivoluzioni, arte. La fame di imprimere la propria impronta sulla realtà.
Nel proprio piccolo, ognuno di noi ha il dovere — o forse il diritto — di fare lo stesso. Di iniziare dal dettaglio più semplice, come scegliere un colore per una parete, e arrivare fino a rivoluzionare completamente la propria traiettoria di vita.
Perché creare non è solo un atto pratico. È un’affermazione di esistenza. Un modo per dire: “Io sono qui. E questo mondo, anche solo in un angolo, porta il mio segno.”