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Ridere va bene, arrendersi no

  • Immagine del redattore: Simone Marchetti
    Simone Marchetti
  • 23 giu 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Ogni tanto mi arrivano post, meme o reel da amici, colleghi, conoscenti. Tutti hanno una cosa in comune: raccontano il disagio, con quel tono ironico e cinico tipico della generazione del “mai una gioia”. Si ride, certo. A volte fanno anche riflettere. Alcuni sono brillanti, ben scritti, taglienti. Ma c’è sempre qualcosa, sotto la superficie, che mi lascia un retrogusto amaro.


Perché dietro la risata, dietro la critica sociale travestita da meme, si nasconde una dinamica più profonda. Più insidiosa.


Non è solo ironia. È rassegnazione mascherata.

È come se il messaggio implicito fosse: “Siamo fregati. Tanto vale riderci su.”

E anche se ci diciamo che è solo un gioco, che è solo un modo per alleggerire, alla lunga... ci convince. Ci cambia. Ci educa alla passività.


È un veleno a lento rilascio.

Perché più ti abitui a quel tipo di narrativa, più inizi a vedere il mondo solo attraverso quella lente.

Non sogni, non reagisci, non costruisci.

Ti adegui. Ti siedi. Ti spegni.


Il problema non è il meme in sé. Né il fatto di riderci sopra. Anzi: l’ironia, quando è sana, può essere liberatoria. Può diventare uno strumento per affrontare, per sdrammatizzare, per creare connessioni.

Ma quando diventa l’unico linguaggio, l’unica risposta al disagio… allora no. Non ci sto.


Perché il mondo reale — quello in cui viviamo, fatichiamo, cadiamo e ci rialziamo — ha già abbastanza ostacoli. Non abbiamo bisogno di altri messaggi che ci invitano a smettere di provarci.


Personalmente, sto da un’altra parte.

Credo in chi lotta, in chi si rialza, in chi prende la fatica e la trasforma in forza.

Credo in un uso dei social che accende, che ispira, che costruisce.

Perché anche lì, proprio come nella vita reale, scegliamo ogni giorno a cosa esporci.

Chi ascoltare. Cosa guardare.

A cosa permettere di influenzarci.


E sì, le influenze contano.

Non serve che siano evidenti. Basta che siano costanti.


Per questo, se c'è una cosa che ho imparato, è che bisogna restare lucidi.

Sapersi divertire senza lasciarsi trascinare.

Saper ridere senza smettere di lottare.

Saper osservare senza assorbire tutto passivamente.


Alla fine, ogni contenuto che consumiamo è un seme. Alcuni fanno fiorire idee. Altri, invece, mettono radici tossiche. Sta a noi decidere quali annaffiare.

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