Quale intelligenza conta davvero?
- Simone Marchetti
- 19 set 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Recentemente, in una sessione di Q&A sulle mie storie Instagram, si è accesa una discussione su quanto l’alto quoziente intellettivo (QI) influisca sul successo, soprattutto quando si tratta di studio e performance accademiche. Questa riflessione mi ha spinto a scrivere due pensieri a riguardo.
Personalmente, non sono affatto convinto che il QI sia un indicatore decisivo per ottenere risultati eccellenti nello studio.
Innanzitutto, per eccellere in qualsiasi disciplina (che si traduce in buoni voti, l’unico parametro che possa realisticamente misurare l’efficacia di uno studio), ciò che conta davvero è la costanza e l’impegno. Non serve tanto avere un'intelligenza superiore, quanto una dedizione costante. In molte aree, sì, una certa capacità di ragionamento logico può aiutare, ma alla fine, ciò che fa la differenza è quanto tempo e attenzione dedichiamo allo studio. Non è tanto una questione di essere dei geni, quanto di essere metodici, di ripetere, di essere presenti nei momenti cruciali.
Il risultato finale? Un buon voto, che, a sua volta, fa sembrare che siamo "bravi" nello studio. Ma siamo davvero diventati esperti in qualcosa? O forse, il nostro voto riflette solo l’efficacia di un approccio disciplinato? Questo resta un punto interrogativo. Ma senza dubbio, il sistema premia la costanza e l’attenzione.
Quello che spesso non si capisce è che il QI non ha una relazione diretta con la nostra capacità di imparare o con il nostro successo scolastico. Il QI, infatti, misura l'intelligenza "fluida", che è la nostra capacità di risolvere problemi nuovi senza alcuna conoscenza pregressa, un mix di svegliatezza e intuizione.
Per farvi capire meglio: immaginate di essere alle prime armi con un sistema di trasporti, ad esempio, una metropolitana sconosciuta. Il test del QI metterebbe in gioco la vostra capacità di capire come funziona il sistema di linee, come decifrare la mappa, senza che abbiate mai visto nulla del genere prima. In poche parole, è la capacità di trovare una soluzione razionale in una situazione nuova.
Ma c’è un’altra forma di intelligenza, quella "cristallizzata", che si basa su tutto ciò che abbiamo imparato nel tempo. È la conoscenza acquisita attraverso lo studio e l’esperienza, che ci aiuta a risolvere i problemi sfruttando ciò che già sappiamo. Ad esempio, se smontiamo un computer, è l’intelligenza cristallizzata a venire in nostro soccorso: sappiamo come sono fatti i componenti e dove vanno messi. Ecco, queste due forme di intelligenza non si escludono, ma lavorano insieme.
Tornando al QI, è fondamentale capire che non essere particolarmente dotati in questo senso non significa non riuscire a fare nulla. Certo, avere un alto QI potrebbe suggerire alcune doti di intelligenza, ma non è una garanzia di successo in ogni campo. Ciò che conta di più è come queste capacità si combinano con altri fattori, come la motivazione, la perseveranza e la capacità di agire.
Io, ad esempio, ho un QI piuttosto alto. L’ho scoperto anni fa, partecipando a uno studio specifico. Le matrici di Raven, un test famoso per misurare il QI, sono per me una passeggiata. Eppure, durante il mio percorso scolastico, ho avuto compagni di classe che, pur non brillando per "intelligenza" nei test, riuscivano a ottenere risultati migliori di me. E la cosa più interessante è che, al di fuori dell’ambito scolastico, non sembravano brillare particolarmente in nessun altro campo. Non avevano una grande inventiva, né abilità particolari, ma come studenti erano eccezionali.
Questi compagni non hanno mai fatto un uso particolarmente brillante del loro QI, eppure, durante gli anni universitari, sono riusciti a ottenere voti e risultati migliori dei miei. Nel mondo del lavoro, la situazione è cambiata. Le competenze pratiche, la capacità di risolvere problemi concreti, la creatività, sono diventate più cruciali di quanto lo fossero a scuola. Ma questo non cambia il fatto che, per certi tipi di successo, il QI non sia il fattore determinante.
Il vero punto è che se ci si limita a credere che l'alto QI sia il segreto di capacità straordinarie, o peggio, che il successo accademico sia un’indicazione di intelligenza superiore, si commette un errore grosso. Esistono molteplici forme di intelligenza, ognuna con il suo valore. La sua applicabilità dipende da come ciascuna persona si approccia al mondo, dai suoi interessi, dalla sua capacità di crescere e di adattarsi alle sfide.
Alla fine, ciò che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi non è solo un alto QI, ma la nostra costanza, la nostra perseveranza, e la capacità di agire. È questa determinazione che, più di ogni altra cosa, ci porta a ottenere risultati reali e duraturi. E sebbene l’intelligenza sia una risorsa preziosa, non è mai l’unica chiave del successo.