La vita è un test di intelligenza
- Simone Marchetti
- 11 gen 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Qualche tempo fa pubblicai una storia su Instagram con una battuta sarcastica che menzionava la Generazione Z. Nulla di sconvolgente, solo un commento ironico. Poco dopo, mi arrivò un messaggio: "Cosa significa Generazione Z?"
Risposi con una battuta: "Google è tuo amico."
Non fu particolarmente apprezzata. Ma la reazione non è la parte interessante della storia.
Quello scambio mi ha fatto riflettere. Quella persona aveva tra le mani uno strumento potentissimo: uno smartphone connesso a internet. Sarebbe bastata una ricerca di due secondi. Ma anziché cercare, ha preferito chiedere — a qualcuno che magari non avrebbe risposto subito, o per niente.
Ecco, qui non si tratta del contenuto della domanda. Si tratta del riflesso che abbiamo di fronte a un dubbio o a un problema. Per me, quella situazione ha riassunto un concetto che mi torna spesso in mente: la vita è, in fondo, un test d’intelligenza.
Non parlo solo del QI o dell'istruzione. Parlo della capacità di cavarsela. Di arrangiarsi. Di trovare soluzioni, anche quando non sono evidenti, anche per problemi semplici.
Ogni volta che mi trovo davanti a qualcosa che non capisco, il primo impulso è: "Vado a cercare." Non aspetto che qualcuno mi prenda per mano. E quando ho un problema pratico, il ragionamento è lo stesso. Non funzionano i rubinetti? Cerco. Non trovo una funzione sul software che uso? Cerco. È diventato un automatismo, e credo che sia una delle abilità più utili che si possano sviluppare.
Ricordo un episodio in particolare, di qualche anno fa, mentre lavoravo in uno spazio di coworking. Dovevo sistemare dei documenti e mi ero messo in una stanza più tranquilla. Lì c’era un tipo che faceva avanti e indietro spostando scatoloni pesanti pieni di carta. Due alla volta, uno sull’altro. Era stanco, lo diceva chiaramente. Ma continuava imperterrito.
Dopo averlo osservato per un paio di viaggi, mi sono chiesto: "Ma possibile che non ci sia un modo più furbo per fare questa cosa?"
Mi è bastato guardarmi intorno: c’era una sedia girevole con le rotelle. Gli ho suggerito di usarla come carrello. Ha fatto una faccia sorpresa e ha detto: "Non ci avevo pensato."
Un minuto dopo era lì che spingeva la sedia tra le stanze, alleggerendo lo sforzo e risparmiando tempo. Non era un colpo di genio. Era solo una domanda: "C’è un modo più semplice?"
Ed è qui che, secondo me, entra in gioco una forma fondamentale d’intelligenza: quella che non aspetta, che esplora, che si chiede come potrei fare meglio, con quello che ho a disposizione?
Nel mondo del lavoro, questa attitudine è oro. Quante volte le persone si bloccano perché "nessuno mi ha spiegato come si fa", o perché "di solito questa cosa la fa lui"? Quante opportunità ci sono per essere quella persona che trova una soluzione, che impara da sola, che non si ferma al primo ostacolo?
Essere quella persona ti rende subito utile, e spesso, anche difficile da sostituire. È una combinazione di curiosità, iniziativa, e spirito pratico.
Quella che, in un certo senso, è intelligenza applicata.
Tornando al ragazzo della domanda sulla Generazione Z, non lo sto giudicando. Non tutti sono abituati a cercare da soli, e non sempre è sbagliato chiedere. Ma se l’istinto di cercare manca del tutto, qualcosa, a lungo andare, si perde.
Non so se quell’abitudine lo aiuterà nella vita, o se diventerà un ostacolo. Ma so questo: nel tempo ho capito che chi riesce ad avanzare, a crescere, a superare i momenti difficili, spesso è colui che non aspetta che arrivi qualcuno a risolvergli le cose.
Perché sì, la vita mette davanti domande. E anche se non ci sono fogli protocollo né professori, le risposte le trova chi cerca.
E chi sa cercare, prima o poi, trova anche la propria strada.