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La produttività e il potere dei brevi sprint

  • Immagine del redattore: Simone Marchetti
    Simone Marchetti
  • 9 dic 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Il mondo della crescita personale online è un po' come un labirinto confuso, pieno di promesse e luccichii. C'è una parola che sembra riassumere tutto: "crescita personale". Ma cosa significa davvero? È una di quelle frasi che suonano belle, ma che restano sfocate. Ognuno ha la sua idea di crescita, un cammino unico che spinge a migliorare, ma a volte, in questo viaggio, le strade sembrano più lontane che mai.


Ci sono concetti che sembrano unire tutto: stare in forma, sviluppare nuove competenze, acquisire conoscenze che ci aiutano a essere più forti, più preparati. Ma in mezzo a tutto questo, c'è qualcosa che fa più rumore di ogni altra cosa: la produttività. La convinzione che ogni giorno debba essere un atto di pura, incessante forza, una corsa continua, come se non potessimo permetterci neanche un attimo di respiro.


Questa "mentalità da hustle" ci dice che dobbiamo essere sempre attivi, svegliarci alle 5 del mattino, pianificare ogni singolo momento della nostra giornata, fare, fare, fare, senza sosta. C’è chi vive nell'illusione che il segreto del successo sia nel non fermarsi mai.


Ma questa è una trappola.


La verità è che la produttività, quella che davvero porta al cambiamento, non è una maratona senza fine. È fatta di scatti, di momenti di pura energia che esplodono e poi si fermano. Non c’è bisogno di rincorrere continuamente un obiettivo come se fosse un treno che scappa. Ogni passo verso il nostro traguardo è costruito su brevi momenti di massimo impegno, non su un flusso continuo che ci consuma lentamente.


Il nostro cervello non è fatto per mantenere un'attenzione costante e infinita. Invece, è proprio l'alternanza tra impegno intenso e pause di svogliatezza a fare la differenza. Ogni volta che proviamo a lavorare senza sosta, sappiamo tutti come va a finire: il rifiuto, la frustrazione, la stanchezza emotiva. Diventa insopportabile.


Un vero scrittore produttivo non è colui che scrive ossessivamente per ore, ma chi si dedica in modo totale e concentrato per un paio di ore ogni giorno. Prendiamo Stephen King, che racconta di dedicare solo 3-4 ore alla scrittura al mattino, eppure quelle ore sono piene, intense, come se non esistesse nient'altro al mondo. Il resto della giornata è per la famiglia, per godersi un po' di svago, per riposarsi. La sua produttività non nasce dal fare senza fermarsi, ma dal fare con tutto se stesso, con l'anima, in un tempo limitato.


Non è chi si allena ogni giorno per ore a migliorare davvero, ma chi si concentra con passione per 30-40 minuti, intensi, pieni, e lascia che il corpo riposi e si rigeneri. Lo stesso vale per la dieta: non è chi cerca di sopravvivere a cavolo di insalata per mesi, ma chi riesce a concentrarsi in sprint di pochi giorni alla volta, alternando fasi di impegno a momenti di sollievo.


Lo studio non è fatto di nottate infinite e disperate prima di un esame. È la costanza di dedicarsi poche ore al giorno, con la mente lucida e presente. E quando si avvicina la data, allora si intensifica, ma sempre con consapevolezza, mai con frenesia.


Perché funziona? Perché è sostenibile. E se c’è una cosa che la vita ci ha insegnato è che i progressi duraturi sono quelli che possono essere sostenuti nel tempo. Se le azioni per raggiungere un obiettivo non sono sostenibili, finiamo per esaurirci, per crollare sotto il peso della fatica mentale.


Sì, certo, ci sono quelli che riescono a lavorare, studiare o allenarsi ogni giorno senza mai fermarsi. E ottengono sicuramente dei risultati. Ma quante persone, veramente, riescono a farlo senza poi spezzarsi, senza sentirsi come se tutto stesse andando in frantumi?


Io per esempio, ho provato a seguire il ritmo del fare senza fine. E all'inizio, pensavo fosse la strada giusta. Poi però, con il passare del tempo, ho capito che non era la strada per me. Ho iniziato a fare le cose diversamente: concentrarmi in sprint brevi di 2-3 giorni al mese. Poi prendo una pausa, mi allontano, e quando torniamo a quello che stavo facendo, lo faccio con il cuore e con l'anima. Perché quello che conta non è quanto tempo passi a fare, ma come lo fai. La qualità conta molto di più della quantità.


Inizialmente, ero convinto che il modo giusto fosse quello di stare sempre attivo, sempre in movimento. Ma dopo mesi di questo approccio, ho sentito il bisogno di fermarmi. Avevo bisogno di recuperare. Perché quando ci sentiamo completamente assorbiti in ogni cosa che facciamo, alla fine, ci dimentichiamo di noi stessi. E così, ho scelto di adottare un approccio più equilibrato, più rispettoso del mio corpo e della mia mente. Sprint intensi, pause, e poi ripartire.


Non lasciatevi ingannare da chi vi dice che l'unica via è svegliarsi all'alba, sacrificare ogni momento di svago, lavorare come robot. Ripensateci, fermatevi un attimo e chiedetevi: questa è davvero la vita che voglio vivere? La vera produttività non è il sacrificio continuo. È l’intensità che mettiamo in ciò che facciamo, nel tempo che decidiamo di dedicare. La qualità, sempre, deve essere al centro.


E un’ultima cosa: non confuse il lasciare spazio a sé stessi con la procrastinazione. La procrastinazione è un’illusione di azione. È il fare senza davvero fare. Lavorare per ore e poi distrarsi non è produttività. Ma concentrarsi intensamente per qualche ora e poi godersi il resto della giornata è una strategia che davvero porta lontano.


Ricordate: il tempo che dedichiamo a qualcosa deve essere tutto nostro, in ogni suo istante. Non è questione di fare tanto. È questione di fare con passione, con energia, e soprattutto, con equilibrio.

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