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La nebbia di guerra

  • Immagine del redattore: Simone Marchetti
    Simone Marchetti
  • 25 mar 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Da quasi un mese, l'Europa è scossa da una nuova guerra che, sinceramente, non mi aspettavo. Come molti, ero convinto che un’escalation militare sarebbe stata evitata, ma la situazione si è rivelata ben più complessa di quanto immaginato. La guerra, con le sue incertezze e contraddizioni, è ormai in corso e l'esito non sembra promettere nulla di buono, complicato dalle radici storiche e geopolitiche che ne alimentano l’intensità. Ad oggi, è difficile avere una visione chiara di quanto stia realmente accadendo, soprattutto in un mondo iperconnesso che bombarda di informazioni in continuazione.


Quasi subito, la discussione si è spostata sul conflitto in Ucraina, come se la guerra fosse diventata il tema principale di tutti, e ognuno di noi fosse improvvisamente diventato un analista geopolitico. Non è una novità, però. In fondo, è ciò che accade ogni volta che un grande evento mondiale cattura l'attenzione pubblica: tutti si sentono parte della discussione, complice l'internet, che ci permette di partecipare e scambiare opinioni con una facilità senza precedenti.


Il termine “nebbia di guerra” (o fog of war) è ormai noto, e descrive perfettamente quanto sia difficile, in un contesto bellico, ottenere informazioni chiare e affidabili su ciò che sta accadendo sul campo. Come ho sentito dire da qualcuno, "la verità muore per prima in guerra". E in un'epoca dove le notizie viaggiano in tempo reale ed il flusso di informazioni è costante e spesso confuso, non è affatto facile districarsi tra le voci contrastanti.


Personalmente, fin dall'inizio di questo conflitto, ho cercato di non assumere posizioni affrettate. A meno che non si parli di un'invasione di uno Stato sovrano, un atto che non trovo giustificabile in nessuna circostanza, ho preferito mantenere una visione più sfumata. Questo non significa rimanere indifferenti alla gravità della situazione, ma piuttosto cercare di capire più a fondo gli eventi, evitando di farmi influenzare solo dalle narrazioni ufficiali.


Ho cercato fonti diverse, incluse quelle locali e non professionali, per cercare di acquisire una visione più completa. Soprattutto, ho voluto capire le radici storiche di questa crisi, e non è stato facile. Ho dovuto rivedere eventi storici, come la fine della Seconda Guerra Mondiale, l'espansione della NATO e i legami sempre più tesi tra Russia e Occidente. Un esempio lampante è il trattato del 1991 tra le principali potenze occidentali, in cui si affermava che la NATO non si sarebbe mai estesa oltre il fiume Oder, un accordo che, come sappiamo, è stato successivamente ignorato.


Ho apprezzato la volontà degli Ucraini di resistere, ho apprezzato la permanenza sul territorio di Zelensky. Ho anche aguzzato lo sguardo dovendo scoprire che in passato era un attore, vedendo un video dove imitava per filo e per segno Beyoncè nel video All the single ladies (https://www.reddit.tube/video/4b65259f46d7989f44de52311b74625690e34195 - non sto scherzando). Oppure scoprendo come, non appena nel 2013 l'Ucraina aveva deciso di sospendere accordi con l'UE e riavvicinarsi alla Russia, ecco scoppiare la protesta pro EU nota come Euromaidan. Legittima se il popolo voleva questo, che successivamente nel 2014 ha portato all'insediamento di Zelensky e di un ministro delle finanze chiamato Natalie Jaresko, che di Ucraino ha solo i genitori, nata e cresciuta nell'Illinois, investitrice bancaria, la quale ha ricevuto la cittadinanza Ucraina il giorno stesso del suo insediamento come ministro (tutto vero, basta cercare su Wikipedia).


Ed i miei occhi si sono ridotti a fessure ancora più strette quando ho letto di tutto l'iter diplomatico tra Russia e la NATO nel cercare di mantenere equilibri militari in Europa a partire dal 1991. Epoca in cui, in un verbale rinvenuto nei British National Archives della riunione dei Direttori politici dei ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, tenutasi a Bonn, il 6 marzo 1991, in occasione della possibilità di far aderire la Polonia alla Nato, si definiva come la NATO non avrebbe dovuto spingersi oltre il territorio delimitato dal fiume Oder tra Germania e Polonia. Pertanto, fu specificato che non era possibile “concedere alla Polonia o ad altre Nazioni dell’Europa centrale e orientale la possibilità di aderirvi”. Qualcosa è andato diversamente e ad un certo punto alla NATO è fregato il giusto degli accordi e non si è fatta problemi ad andare oltre.


Per quanto riguarda la Russia, è evidente che Putin abbia compiuto atti discutibili, come l'invasione della Georgia, la gestione della crisi cecena e la repressione interna delle opposizioni. La sua decisione di invadere l'Ucraina è una mossa che ha radici in molteplici fattori, tra cui la sua paura di un’ulteriore espansione della NATO. L'Ucraina, infatti, è da anni corteggiata dall'Alleanza, ma le sue mire su di essa non sono solo strategiche: la regione è ricca di risorse e di importanza geopolitica. Ma, come spesso accade, la verità su queste dinamiche si perde nelle nebbie della guerra.


Ogni giorno emergono nuove notizie, alcune più credibili di altre. Ci sono testimonianze di bombardamenti mirati e altre che parlano di attacchi indiscriminati, ma la confusione regna sovrana. Nessuno sa davvero cosa stia accadendo in modo completo, e ogni analisi sembra essere intrisa di ipotesi, distorsioni e propaganda.


Un aspetto che sembra certo, però, è che come sempre, a pagare il prezzo più alto saranno i civili. Ogni guerra è una tragedia, e le sue vittime sono inevitabilmente quelle più vulnerabili. Questo conflitto, purtroppo, non fa eccezione.


Ciò che più mi preoccupa è la sensazione che questa guerra non sia solo il risultato di una serie di errori politici e diplomatici, ma anche il frutto di giochi di potere più ampi, dove Stati Uniti e Russia si sono contesi la supremazia per anni, ognuno con la propria agenda. A un certo punto, però, l’intervento diplomatico è mancato, e ora siamo al punto di non ritorno, dove sembra che ci siano forze che continuano a giocare su questa instabilità, magari aspettando il momento giusto per creare un pretesto che alimenti ulteriormente la spirale di violenza.


Personalmente, credo che la soluzione diplomatica sia l’unica via possibile, ma mi rendo conto che questo potrebbe comportare una sconfitta per l'Ucraina. E se la Russia dovesse ottenere ciò che vuole, quale sarà la reazione a lungo termine? Se l’Ucraina venisse costretta alla neutralità o al disarmo, la stabilità in Europa sarebbe davvero assicurata? E la Russia si fermerà qui o continuerà a cercare nuovi spazi di espansione?


Non voglio, e non penso di essere in grado, di scendere troppo nei dettagli, ma quello che vedo è un’epoca in cui l’equilibrio geopolitico globale è in rapido cambiamento. La possibilità di una guerra su larga scala nei prossimi decenni non mi sembra così remota, anche se spero sinceramente di sbagliarmi.


In conclusione, il mio consiglio è di evitare di schierarsi troppo rapidamente. Non lasciatevi ingannare dalla narrativa facile che ci viene proposta dai media, dove i "buoni" e i "cattivi" sono netti e facilmente identificabili. La realtà è molto più complessa di così, e parlare di buoni e cattivi in questi contesti non fa che semplificare troppo una questione che merita un’analisi più profonda. Putin ha commesso un errore enorme, ma non possiamo dimenticare che anche le potenze occidentali hanno avuto le loro responsabilità.


Per ora, la mia posizione è quella di osservare senza giudicare, cercando di formarmi un’opinione più completa nel tempo. Non c'è bisogno di correre a trovare la verità o di appoggiare una fazione. La guerra è una nebbia, e dentro di essa, la verità è la prima vittima. Speriamo che questo conflitto si risolva presto, nel miglior modo possibile, e che la storia ci abbia insegnato qualcosa. Ma per il momento, possiamo solo guardare e sperare.

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