L'inganno della stabilità
- Simone Marchetti
- 16 mag 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Crescendo, impariamo – o almeno ci proviamo – a prenderci cura della nostra vita. Con il tempo, ci muoviamo con maggiore sicurezza, costruiamo routine, coltiviamo relazioni, e iniziamo a riconoscere chi siamo davvero. L'età adulta, con tutte le sue sfide, ci regala anche una sensazione inedita di controllo: possiamo finalmente plasmare la nostra esistenza secondo una certa idea di forma e direzione.
Ed è proprio allora, in quel momento in cui cominciamo a sentire di avere un minimo di equilibrio, che nasce il desiderio di qualcosa di più: la stabilità. Per qualcuno arriva presto, per altri molto dopo. Ma, in un modo o nell’altro, a un certo punto inizia a farsi strada dentro di noi. La cerchiamo sotto forma di certezze: un lavoro sicuro, un contratto a tempo indeterminato, l’acquisto di una casa, un rapporto di coppia che promette durata. Tutti segnali, tutti simboli che ci illudono di essere finalmente approdati in un porto tranquillo.
Ma c’è una verità tanto semplice quanto difficile da accettare: la stabilità non esiste.
L’idea stessa di “stabilità” si basa su un presupposto fallace: che esistano condizioni capaci di restare immutate nel tempo. Ma in natura non c’è nulla che sia davvero immobile o eterno. Tutto si trasforma. Cambiano le stagioni, i corpi, le relazioni, le idee. Cambiamo noi.
E quando non si cambia, si decade. Perfino ciò che sembra statico – una montagna, una roccia, un paesaggio – è costantemente soggetto a erosione, pressione, movimento. L’immobilità è solo un’apparenza.
Il lavoro stabile può darti uno stipendio costante, ma il mondo attorno a te continuerà a muoversi: le persone con cui collabori si alterneranno, le tecnologie evolveranno, i mercati fluttueranno. Le tue esigenze cambieranno, i prezzi saliranno, le priorità si modificheranno. Quel che oggi ti basta, domani potrebbe non essere più sufficiente.
Non c’è nulla di sbagliato nel cercare una forma di ordine o continuità nella propria vita. Il problema nasce quando ci aggrappiamo all’idea che la stabilità sia una meta definitiva, qualcosa che si conquista una volta per tutte.
È un errore pericoloso, perché ci fa inseguire un'illusione: quella che, raggiunta “la sistemazione”, potremo finalmente smettere di lottare, di crescere, di affrontare il cambiamento. Ma la vita non è una linea di arrivo: è un continuo adattarsi alle maree.
Nessun marinaio si aspetta di trovare un oceano sempre piatto. Sa che il mare si muove, che ci saranno onde, correnti, burrasche. Ma non per questo rinuncia a navigare. Anzi, è proprio grazie a quella consapevolezza che affina le sue capacità, che resta vigile, che diventa capace.
La vita funziona allo stesso modo. Più cerchiamo di renderla immobile, più neghiamo la sua vera natura. Ed è così che rischiamo di trasformare la ricerca di pace in una corsa all’inseguimento di qualcosa che non si può mai davvero afferrare.
Prima capiamo che il cambiamento è la regola – non l’eccezione – prima smettiamo di soffrire per la mancanza di un equilibrio perfetto. La stabilità non è uno stato da raggiungere, ma un momento da attraversare, consapevoli che anche quello passerà.
Vivere, dopotutto, non è mettere radici in un punto fermo. È imparare a muoversi con grazia dentro il flusso.