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Immagine del redattoreSimone Marchetti

I veri motori del cambiamento

Quali sono le vere forze motrici del cambiamento? Ho scritto articoli in passato sul tema, su come il cambiamento, quello vero, debba partire da dentro e spesso deve essere accompagnato da una profonda intolleranza nei confronti della propria situazione, il cosiddetto “fondo” o quasi. Non sempre necessario, ma quando si tocca è molto efficace. Voglio però ora soffermarmi su qualche altro concetto.


Chi nasce tondo, difficilmente morirà quadrato, ma se il tondo lo sbattiamo ripetutamente contro un bel muro solido, i bordi potrebbero smussarsi e ammaccarsi al punto tale da rassomigliare alla forma quadrata. Resta comunque difficile.

Non è imperativo dover cambiare, chi desidera volerlo fare lo sa già. Il ragionamento è rivolto al cambiamento tentato da sempre e sempre fallito.


​Cosa non funziona?


Da un lato, psicologico, c’è il sistema di credenze su chi siamo e cosa siamo, che fortifichiamo negli anni e che in un certo senso ci rappresenta, per cui si tende naturalmente a difendere questa immagine di noi stessi che poggia su quel sistema. Un cambiamento radicale richiede un cambiamento dell’idea di chi si è.


Dall’altro lato, fisico, ci sono le nostre abitudini, le azioni ripetute, più difficili da perdere man mano che si cresce consolidando il loro uso.


Eppure, chi riesce a fare finalmente il cambiamento radicale desiderato, c’è. Di solito entrano in gioco degli aspetti cruciali, che ritengo i veri motori del cambiamento, perché poche altre hanno la stessa forza ed efficacia nel farlo accadere.


Primo, e quasi imbattibile, è il trauma. Il trauma genera emozioni negative forti ed in genere le emozioni negative sono molto potenti, senza contare che certi traumi hanno ripercussioni materiali sulla realtà. I peggiori in genere stravolgono materialmente la realtà stessa, creando un prima e un dopo di cose che c’erano e non ci saranno mai più. In altri casi, se non stravolgono la realtà, producono comunque emozioni negative che hanno una discreta potenza. Paura e umiliazione su tutte, con l’ultima in netto vantaggio. Poche altre cose possono spingere a far perdere importanza a ciò che si riteneva una priorità come una bella mazzata umiliante. La paura fa il suo, specie quando porta all’eventualità di una grossa perdita fisica (la vita stessa) o di sicurezza futura (emotiva, economica, ecc.), ma l’umiliazione sa lasciare segni importanti.


C’è il rischio che in rari casi paura e umiliazione siano talmente forti da togliere qualsiasi speranza, ma nella maggioranza delle situazioni sono la scintilla che serve per attuare i veri cambiamenti, il limite da superare per avere finalmente la forza e la convinzione di fare guerra al se stesso di sempre.


Pensateci, e sono sicuro che troverete un episodio in cui una grande umiliazione vi ha spinto più di qualsiasi altra cosa ad arrivare a pensare: “non permetterò mai più che accada di nuovo una cosa del genere, non permetterò mai più di sentirmi così ancora un’altra volta”. E poi ad ottenerlo davvero. Specialmente nel cambiamento di parti di sè, l’umiliazione fa miracoli.


Poi viene il secondo fattore, meno efficace ma ugualmente rilevante, ovvero le ripetute esperienze in diversi contesti di realtà e punti di vista. Vivere in prima persona una realtà differente può far cambiare molte idee. Può portare in contraddizione il sistema di credenze. Esempi di questo fenomeno li ritroviamo anche in diverse produzioni artistiche, con la classica storia dello straniero che si ritrova costretto a convivere con una cultura diversa e sconosciuta e finisce per cambiare idea su di essa o addirittura inizia a farne parte.


La differenza rispetto al trauma, è che questa seconda forza motrice ha bisogno di un tempo di latenza maggiore, e anche di una maggiore capacità di auto-consapevolezza della persona: ad un certo punto deve rendersi conto che, forse, il suo sistema di credenze potrebbe non essere perfetto. Non sempre accade, perché l’atteggiamento più facile è quello del fedele religioso che non perde la fede nemmeno di fronte alle prove contrarie certe, ma alla lunga, se permane un minimo di senso critico, anche questa forza tende inevitabilmente a produrre cambiamenti significativi.


Il cambiamento può certamente avvenire anche in altri modi, ma quando entrano in gioco queste due forze, si cambia quasi sempre.

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