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30 non è solo un numero

  • Immagine del redattore: Simone Marchetti
    Simone Marchetti
  • 10 nov 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

A quanto pare, ho varcato la soglia dei trent’anni. Agosto ha bussato in compagnia di un numero tondo e, sinceramente, non è che mi abbia scosso più di tanto. Non ho mai vissuto l’età come un pressing da tabellone: traguardi da raggiungere entro certe scadenze, confronti continui con gli altri, bilanci da fare per forza. Credo che ognuno abbia il proprio ritmo, e provare a sincronizzarsi con l’orologio di qualcun altro è spesso solo fonte di frustrazione.


Eppure, guardandomi intorno – con un minimo di attenzione e una buona dose di curiosità – noto un pattern: chi ha raggiunto i 30 comincia ad avere una “forma” riconoscibile. Come se la traiettoria della propria vita iniziasse a diventare visibile, tracciabile, leggibile.


Pensate a un grafico. Che sia il peso corporeo, l’andamento di un investimento o del fatturato di un'attività economica, ciò che conta è la direzione: la linea. Nei vent’anni si sperimenta, si cade e ci si rialza, si prova, si sbaglia, si cambia. E tutto questo va benissimo, è necessario. Ma da quel caos nasce una struttura: abitudini che si sedimentano, reazioni che si ripetono, modi di fare che si cristallizzano. Insomma, prende forma un trend.


Ed è quel trend che racconta molto più di quanto sembri. Se per dieci anni non ti sei mai interessato davvero a quello che mangi, se il movimento fisico è sempre stato un optional e la curiosità per il mondo è rimasta sopita, difficilmente a 30 ti svegli diventando l’opposto. Non è una questione di destino, ma di coerenza interna.


Questo perché, man mano che passano gli anni, cambiare diventa più difficile. Non impossibile, certo. Ma complesso. Le radici affondano più in profondità e le abitudini, anche quelle disfunzionali, diventano parte dell’arredo mentale. È per questo che risulta più facile intuire il futuro di un trentacinquenne rispetto a quello di un diciottenne: il primo ha già tracciato i confini della sua traiettoria, il secondo ha ancora mille direzioni davanti.


Ora, si può cambiare? Sì, ma più che rivoluzionare tutto, si può correggere la rotta. Anche piccoli aggiustamenti, se fatti con costanza, portano a destinazioni molto diverse nel tempo. È la famosa teoria del missile: basta un grado di deviazione all’inizio per finire dall’altra parte del pianeta. Lo stesso vale per la vita.


Arrivati a 30, probabilmente si è completato il primo terzo dell’esistenza. C’è ancora tanto da fare, ma è anche il momento in cui la leggerezza degli errori a costo zero comincia a sparire. La fatica si sente un po’ di più, le conseguenze pesano un po’ di più. E le scuse iniziano a suonare stonate.


Per questo è importante domandarsi: che cosa mi aspetto da una persona di trent’anni? Non parlo di carriere perfette o famiglie da cartolina. Parlo di segni. Indicatori. Cose che, se mancano, fanno suonare qualche campanello d’allarme.


Ecco alcune di quelle che, secondo me, non dovrebbero mancare:


  • Scioltezza sociale: trent’anni di vita dovrebbero aver affinato un certo livello di disinvoltura nei rapporti. Non serve essere carismatici, ma sapersi relazionare con un capo, un collega o un estraneo dovrebbe essere naturale.


  • Stabilità economica crescente: magari non sei ricco, ma se guadagni meno o hai più problemi finanziari di quando avevi vent'anni, qualcosa va rivisto.


  • Indifferenza al giudizio altrui: se a trent’anni hai ancora paura di non piacere agli altri, di essere giudicato per un hobby o per un’idea, allora serve una seria riflessione.


  • Controllo emotivo: le montagne russe vanno bene per un diciassettenne, non per chi si affaccia alla vera maturità. Saper gestire le emozioni è un’abilità che dovrebbe essere ben allenata.


  • Competenze professionali consolidate: se sei ancora allo stesso livello (o peggio) rispetto a dieci anni fa, c’è da porsi qualche domanda. Non serve essere leader, ma evolvere sì.


  • Cura del proprio benessere: a 30 non puoi più permetterti di ignorare corpo e mente. Uscire tutte le sere, dormire poco, mangiare male... sono abitudini che cominciano a presentare il conto.


  • Consapevolezza della propria direzione: forse la più importante. Non devi avere tutto chiaro, ma devi sapere dove vuoi andare, su cosa lavorare, quali difetti migliorare, quali forze sfruttare.


Sembrano banalità? Forse. Ma stupisce quanti trentenni – e oltre – si muovano ancora con la confusione di un’adolescente al primo bivio. E se a vent’anni è quasi tenero, a trenta inizia a suonare come un campanello d’allarme.


Perché a quel punto, la linea si vede. E se punta verso il basso, ignorarla non serve. Ma aggiustarla? Quello sì, è ancora possibile.

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